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Comunali 2016 – Un voto di cambiamento. Sì, ma contro chi e verso dove?

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Terminati i ballottaggi e concluse le inevitabili polemiche che seguono ogni tornata elettorale, è arrivato il tempo di stilare un bilancio di queste elezioni amministrative, cercando di capire quali sono state le principali conseguenze del voto. A tal fine, l’Istituto Cattaneo ha analizzato i risultati delle elezioni in tutti i comuni superiori ai 15 mila abitanti (149 in totale), per individuare le eventuali trasformazioni nei rapporti di forza tra i principali schieramenti politici.

Il primo dato che analizziamo si riferisce al numero di comuni controllati dai partiti politici (o dalle coalizioni) prima e dopo questa tornata di elezioni. Come mostra la tabella 1, il centrosinistra – nelle sue varie composizioni e combinazioni – controllava 99 comuni su 149, pari al 66,4{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} del totale, mentre oggi ne controlla soltanto 54. In pratica, i comuni controllati dal centrosinistra si sono quasi dimezzati. Sono cresciuti, invece, i comuni amministrati dal centrodestra: erano 38 prima delle elezioni e oggi sono 50 (con un crescita, in termini percentuali, di 11 punti). Anche le liste civiche, o indipendenti, hanno aumentato il numero di comuni amministrati, passando da 12 a 25, e cioè dal 8,1{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} al 16,7{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}. Infine, il dato del M5s non poteva che essere positivo perché, fino a queste elezioni, non controllava nessuna delle amministrazioni chiamate al voto. Oggi, i sindaci pentastellati si sono insediati in 20 dei 149 comuni superiori ai 15 mila abitanti chiamati alle urne, acquisendo così il controllo del 13,4{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} delle amministrazioni sul totale.

 Tabella 1. Numero di comuni controllati dagli schieramenti politici prima e dopo le elezioni amministrative del 5 giugno 2016

Prima delle elezioni

Dopo le elezioni

N. comuni {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale N. comuni {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} sul totale
Centrosinistra 99 66,4 54 36,2
Centrodestra 38 25,5 50 33,6
Lista civica 12 8,1 25 16,7
M5s 20 13,4
Totale 149 100,0 149 100,0

Fonte: Istituto Cattaneo

All’indomani dei ballottaggi comunali, molti commentatori e politici hanno fatto riferimento alla categoria del “cambiamento” per interpretare l’esito delle elezioni. Per verificare più nel dettaglio questa interpretazione, l’Istituto Cattaneo ha analizzato tutti in casi nei quali la maggioranza uscente nei 149 comuni sotto esame è stata sconfitta e sostituita da un candidato espressione di un diverso schieramento politico. Quanti sono, dunque, i comuni che hanno cambiato “colore” nel 2016?

Tabella 2. Cambi di maggioranza nelle amministrazioni dei comuni superiori ai 15 mila abitanti dopo le elezioni amministrative del 5 giugno 2016

Centrosinistra nel 2011 Centrodestra nel 2011 Lista civica nel 2011
Alternanza nel 2016 67 22 10
No 32 16 2

Fonte: Istituto Cattaneo

La tabella 2 ci aiuta non solo a rispondere a questa domanda, ma anche a capire chi è stato il maggiore bersaglio di quella “ansia di cambiamento” di cui ha parlato il Presidente del Consiglio nel commentare l’esito delle votazioni. Complessivamente, le elezioni amministrative del giugno 2016 hanno prodotto 99 cambi di maggioranza sul totale dei 149 comuni, e ciò significa che in oltre il 65{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} dei casi il sindaco uscente (o il suo partito) è effettivamente uscito di scena. Insomma, sono tempi duri per chi governa, a livello sia locale che nazionale. Se poi indaghiamo l’oggetto del cambiamento, ossia chi è finito con più frequenza nel mirino degli elettori, si nota che il centrosinistra subisce 67 sconfitte elettorali, mentre riesce a mantenere il controllo di 32 comuni. È evidente che la domanda di cambiamento ha colpito soprattutto lo schieramento che, prima delle elezioni, controllava il numero maggiore di comuni (99 su 149). In tempi politicamente ed economicamente turbolenti, più potere non implica soltanto più responsabilità, ma anche una più alta probabilità di essere scalzati dal governo.

Però, i cambi di maggioranza non puniscono soltanto il centrosinistra. Anche il centrodestra, che controllava inizialmente 38 comuni, viene mandato all’opposizione in 22 casi. E lo stesso, in diverse proporzioni, vale per i comuni amministrati da liste civiche, le quali registrano 10 sconfitte.

Se in molti comuni il governo uscente è stato sconfitto, questo significa che altri schieramenti hanno saputo rispondere, con le loro proposte politiche, alla domanda di cambiamento presente nell’elettorato. Quali sono stati i principali motori del cambiamento in queste elezioni amministrative?

Tabella 3. Nuove maggioranze nei comuni superiori ai 15 mila abitanti al voto nel giugno 2016

Partito o coalizione vincente nel 2016
Centrosinistra Centrodestra M5s Lista civica
Alternanza nel 2016 23 34 20 22
No 31 17 0 3

Fonte: Istituto Cattaneo

La tabella 3 mostra che è stato il centrodestra a produrre (a suo vantaggio), in misura superiore rispetto ai suoi concorrenti, i cambi di governo. In 34 casi le maggioranze di centrodestra sconfiggono e sostituiscono i sindaci dei partiti avversari. Il centrosinistra produce 23 cambiamenti di governo locale, le liste civiche 22 e, infine, il M5s entra per la prima volta nelle giunte municipali di 20 comuni. Per i pentastellati il saldo tra comuni “persi” e comuni “conquistati” è ovviamente positivo: non controllando nessun comune prima di queste elezioni, tutte le sue (20) vittorie comportano un cambio di maggioranza a danno degli avversari.

Tra i comuni superiori ai 15 mila abitanti chiamati al voto nel giugno 2016, solo in 28 casi non è stato necessario indire un turno di ballottaggio per stabilire il vincitore delle elezioni. In 14 di questi 28 comuni, il centrosinistra è riuscito a vincere direttamente al primo turno, mentre il centrodestra è risultato vincitore in 11 casi. I tre casi rimanenti si dividono tra il M5s (1 comune vinto al primo turno: Grammichele, in provincia di Catania) e le liste civiche (2 comuni).

 

Tab. 4 Vincitori nei 149 comuni superiori ai 15 mila abitanti (valori assoluti)

Vincitore Vittorie al 1° turno Vittorie al ballottaggio Totale
Centrosinistra 14 40 54
Centrodestra 11 39 50
M5s 1 19 20
Lista civica 2 23 25
Totale 28 121 149

Fonte: Istituto Cattaneo.

Nei 121 ballottaggi, il centrosinistra ha vinto in un terzo dei comuni (40). Un risultato sostanzialmente simile si osserva per il centrodestra, mentre per il M5s le vittorie al ballottaggio sono state 19. Però, questi dati riflettono un’immagine parziale, e in parte distorta, dell’esito delle elezioni amministrative perché in molti contesti alcune forze politiche (in particolare, il M5s) avevano deciso – per scelta strategica o per debolezza organizzativa – di non presentare le loro liste. Per ottenere un’immagine più dettagliata dei risultati elettorali, è opportuno quindi analizzare nel dettaglio in quanti e quali comuni il M5s aveva un suo candidato.

Tab. 5 Movimento 5 stelle: vincitori nei 149 comuni superiori ai 15 mila abitanti (valori assoluti)

Vittorie del M5s al 1° turno M5s presente al ballottaggio Liste M5s presenti alle elezioni
No 0 0 31
1 20 118

Fonte: Istituto Cattaneo

Come indicato nella tabella 5, il M5s era presente in 118 competizioni locali su 149, e quindi solo in 31 casi aveva deciso di non presentarsi. Quando il “partito di Grillo” si presenta alle elezioni, riesce a raggiungere il ballottaggio soltanto in 20 comuni, cioè nel 17{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f} dei casi. Ciò significa che, a tutt’oggi, il M5s trova difficoltà ad inserirsi all’interno del classico schema di ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra. Un dato, quest’ultimo, che è messo bene in evidenza dalla figura 1, nella quale si riporta la posizione occupata del M5s (rispetto alle altre liste) dopo il primo turno delle elezioni. Come si può vedere, nei casi in cui i candidati pentastellati non riescono ad arrivare al ballottaggio, in 50 comuni il M5s si è classificato terzo, in 34 comuni è arrivato quarto e in 12 comuni è stato superato da almeno altre quattro liste. Solo in una minoranza di casi i candidati grillini sono risultati la lista più votata già al primo turno (7 casi u 118) o si sono posizionati come second best (15 casi).

Fig 1:  Posizione dei candidati del M5s nei comuni superiori ai 15 mila abitanti nei quali era presente una lista M5s (valori assoluti)

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Fonte: Istituto Cattaneo

Se il M5s fa fatica ad andare al ballottaggio, questo non vuol dire che esso incontri le stesse difficoltà una volta superata la selezione del primo turno. Anzi, i dati inclusi nella tabella 6 lasciano spazio a pochissimi dubbi: quando il M5s va al ballottaggio, soprattutto contro i rappresentati delle forze politiche tradizionali (di centrodestra o centrosinistra), la vittoria è praticamente assicurata. In 19 dei 20 casi nei quali era presente un candidato grillino, il ballottaggio ha finito per premiare il M5s e, in molti casi, si è assistito anche a “sorpassi” tra i due turni, nel senso che il secondo turno ha ribaltato il risultato del primo.

Tab. 6. Esito dei ballottaggi in cui era presente il M5s

Tipo di ballottaggio Comune Vittoria del M5s Esito del ballottaggio
M5s contro centrosinistra o centrodestra Anguillara Sabazia Sorpasso M5s
Carbonia Sorpasso M5s
Cattolica Sorpasso M5s
Chioggia Sorpasso M5s
Favara M5s già in vantaggio
Genzano di Roma Sorpasso M5s
Ginosa Sorpasso M5s
Marino M5s già in vantaggio
Nettuno Sorpasso M5s
Noicattaro Sorpasso M5s
Pinerolo Sorpasso M5s
Porto Empedocle M5s già in vantaggio
Roma M5s già in vantaggio
San Mauro torinese M5s già in vantaggio
Torino Sorpasso M5s
Vimercate Sorpasso M5s
M5s contro lista civica Alcamo M5s già in vantaggio
Alpignano no M5s già in vantaggio
Castelfidardo Sorpasso M5s
Pisticci M5s già in vantaggio

Fonte: Istituto Cattaneo.

Da questo punto di vista, il M5s si conferma una “macchina da ballottaggio”: anche se ancora fatica ad arrivare a questa fase del processo elettorale, ogniqualvolta ci approda i suoi candidati diventano molto – se non i più – competitivi. L’abilità degli esponenti del M5s nel secondo turno può essere ulteriormente osservata nelle figura 2, che include gli esiti di tutti i ballottaggi comunali che si sono tenuti in Italia dal 2010 ad oggi (compresa la tornata del 2016). Come si può notare, il M5s è il (non)partito che più degli altri riesce a ribaltare l’esito del primo turno e vincere al ballottaggio. In pratica, due vittorie su tre fra quelle ottenute dal M5s nei comuni superiori ai 15 mila abitanti sono il prodotto di una rimonta/sorpasso orchestrata durante il ballottaggio. Per tutti gli altri partiti, liste civiche incluse, la percentuale di “rimonte” – e quindi il loro grado di “pericolosità” per gli avversari – si aggira attorno al 30{392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f}: solo in tre ballottaggi su dieci questi partiti riescono a smentire l’esito del primo turno.

Fig. 2 Rimonte elettorali e vincitori dei ballottaggi comunali dal 2010 al 2016

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Fonte: Istituto Cattaneo.

Se tutto ciò è vero, dovremmo essere capaci di stimare la capacità del M5s di allargare i propri consensi nel passaggio – spesso decisivo – tra il primo e il secondo turno. Per misurare l’elasticità del voto nei ballottaggi, l’Istituto Cattaneo ha calcolato la differenza percentuale di voti ottenuti dal vincitore delle elezioni nel primo turno e nel ballottaggio. Più ampia sarà questa differenza, maggiore sarà l’elasticità del voto, vale a dire la sua capacità di estendersi o allargarsi oltre il bacino di consensi raccolti dal vincitore al primo turno.

Fatte queste precisazioni, qual è il partito che ha mostrato in queste elezioni la maggiore elasticità? La figura 4 ci permette di rispondere a questo interrogativo. Il M5s è la forza politica che mostra la maggiore elasticità del voto, in grado cioè di espandersi ben oltre il suo classico bacino elettorale. In media, il M5s è in grado di crescere, nel passaggio tra i due turni, di circa 33 punti percentuali; il che gli concede un evidente e robusto vantaggio competitivo rispetto a tutti i suoi concorrenti. È interessante notare che le liste pentastellate mostrano un’elasticità elettorale addirittura superiore rispetto a quella delle liste civiche che, per la loro (almeno formale) trasversalità, dovrebbero essere in grado di “pescare” all’interno dell’intero corpo elettorale. Altrettanto interessante è il dato riferito ai partiti che si collocano nel centrosinistra: il loro voto è infatti quello maggiormente anelastico e che, cioè, incontra maggiori difficoltà nell’estendersi al di fuori dei propri confini elettorali. Per la precisione, la differenza in punti percentuali tra i voti ottenuti dal vincitore nel primo turno e il ballottaggio è pari a 18,2, un valore peraltro inferiore rispetto anche a quello dei candidati di centrodestra (21,5).

Fig. 3 Elasticità del voto nei ballottaggi comunali del 2016 (differenza percentuale tra i voti ottenuti dal vincitore tra il primo turno e il ballottaggio)

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Fonte: Istituto Cattaneo.

Questa nuova conformazione del voto nelle elezioni amministrative – e in particolare la maggiore elasticità elettorale del M5s così la minore capacità di espansione del centrosinistra – offre una chiave interpretativa anche per i dati riportati nella figura 5, riguardante i casi di rimonta elettorale nei 121 ballottaggi comunali del 2016 distinti per zona geo-politica. In maniera del tutto sorprendente, la maggiore frequenza di rimonte si registra nelle cosiddette regioni “rosse” (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche), proprio laddove il comportamento elettorale dovrebbe essere più stabile e l’esito delle elezioni meno incerto. Invece, i risultati dei recenti ballottaggi proiettano uno scenario radicalmente trasformato: dove prima c’era certezza, oggi c’è totale contendibilità. E il meccanismo che sembra favorire questa trasformazione è il ballottaggio. Anche su questo, in un futuro non troppo lontano, varrà la pena interrogarsi.

Fig. 4 Percentuale di ballottaggi del 2016, divisi per zone geo-politiche, in cui il vincitore “finale” non aveva vinto al primo turno (valori {392d0e468fe580ea6caf5ac377d3684124b7dabe7737b05c32233f76f078e26f})

Fonte: Istituto Cattaneo.

Legenda: Nord-ovest: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia; Nord-est: Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia; Regioni “rosse”: Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria; Centro: Lazio, Abruzzi, Sardegna; Sud: Molise, Campania, Basilicata, Puglie, Calabria, Sicilia.

 

 

 

Analisi a cura di Marco Valbruzzi (3493294663)

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